NUCATOLI

Dame e Cavalieri di CONTI IN CUCINA, Sabbinirica,

Questa è una storia antica ma con gusti e sapori ancora presenti, è una storia di terrore e tranquillità, di devastazione e di bellezza, di “pazzia” e “serietà”, è la storia di una terra che ha vissuto tra “La luce e il lutto”.

Potremmo iniziare così:
C’era una volta un condottiero Saraceno, il suo nome era Fadhl-ibn-Gia'far della tribù di Hamadân, noto come il vincitor di Messina. Nell’anno 844 d.C. si addentrò nel Val di Noto occupando le Rocche di Mudiqah. La resistenza bizantina cedette e iniziò la dominazione araba. Fu proibito di portare armi, croci, di montare a cavallo, di suonare le campane, di costruire case più belle e più alte di quelle dei Musulmani, di bere vino in pubblico, di celebrare funerali solenni. Il popolo modicano divenne inferiore, umiliato e suddito (Dsimma). Iniziò così un periodo di terrore.

La storia potrebbe però anche iniziare così:
C’era una volta la città di Balarm, capitale islamica della Sicilia, fonte di ogni lusso e ricchezza, giardino del mediterraneo. Dal Val di Mazara al Val Demone e al Val di Noto, la Sicilia Araba profuma di cultura, poesia e arte. L’Isola passò dalle foglie d’acanto delle decorazioni bizantine alle foglie delle nuove colture di gelsi, limoni, ulivi, dai mosaici bizantini alle moschee. La Sicilia ricordando ancora il sibilo delle frecce degli arcieri di Belisario crebbe respirando la nuova cultura d’Oriente.

Si potrebbe iniziare in entrambi i modi, ma ciascun incipit sarebbe privo delle caratteristiche dell’altro, incapace quindi di descrivere l’antica e attuale storia di contraddizione della nostra terra.

Dove non arrivano le parole spesso arrivano i sensi. Gli arabi portarono con se la loro raffinatissima cultura gastronomica. E così il miele, assieme alle mandorle, ai pistacchi, alla cannella, alla frutta secca iniziarono ad arricchire il patrimonio gastronomico di una terra che continua ad imparare.

Il nucatolo è espressione di questa nuova cultura, dalla parola araba nagal (frutta secca, confettura, dolce secco) al verbo “nucare” (lavorati con le noci); dal X sec. d.C. ai giorni d’oggi questo dolce, consumato principalmente nel periodo natalizio, ricorda a tutti, anche grazie alle sua forma contorta a esse, un percorso storico non lineare, tra dominazione e tolleranza, tra povertà e bellezza.

Ora travagghiamu!!, eccovi di seguito la ricetta completa:


Ingredienti:




Dosi: per 25 persone

Per la pasta:
  • 1 kg di farina 00
  • 300 g di zucchero
  • 150 g di strutto
  • 1 cucchiaio di cannella macinata
  • qb acqua
Per il ripieno:
  • 400 g di miele
  • 250 g di mandorle tritate
  • 250 g di noci tritate
  • 50 g di fichi secchi
  • 50 g di cioccolato di Modica
  • 1 pizzico di cannella in polvere e buccia d'arancia


Preparazione:



Ripieno:

1. Scaldare il miele per ridurne la densità e facilitare l’impasto con gli altri ingredienti (evitare di portare a ebollizione)

2. Quando il miele inizia a fare le prime bollicine aggiungete la buccia d’arancia e la cannella, fate cuocere ancora per dieci minuti

Miele, buccia d'arancia e cannella

 3. Togliere il miele dal fuoco e aggiungere le mandorle, le noci, i fichi secchi e il cioccolato



Miele, mandorle e noci

4. Amalgamare tutti gli ingredienti fino a ottenere un composto come quello mostrato in figura


Ripieno
Pasta:

1.  Disporre la farina a fontana sul piano di lavoro e formate un incavo nel centro

2.  Versare lo zucchero, lo strutto, l'acqua e la cannella e amalgamare il tutto fino a ottenere una pasta consistente

3. Servendovi del matterello stirate una sfoglia di pasta

Sfoglia di pasta


4. Tagliare delle strisce di pasta dalla larghezza di 7-8 cm, disporre il ripieno a una distanza di 2-3 cm e tagliare la sfoglia ai bordi di ogni striscia di ripieno


Pasta e ripieno



5.  Chiudere ogni striscia conferendo la tradizionale forma a esse


Strisce richiuse

6. Cuocere in forno a 160 °C per 15 minuti



Nucatoli

 

Buon divertimento, Buon appetito, Mangiamu e Salutamu